Algoritmo Facebook: il News Feed, come funziona e come cambia

Perché ti interessa l’algoritmo di Facebook?

L'evoluzione nel tempo dell'algoritmo di Facebook
L’evoluzione nel tempo dell’algoritmo di Facebook

Facebook è una piattaforma con i super poteri. Nel 2017 ha superato i 2 miliarti di iscritti. In gergo si dice che “possiede il social graph”. Significa, per dirla semplice, che contiene al suo interno una rappresentazione delle relazioni sociali di molte persone: è un super stato. Un para-continente. Molto spesso quella rappresentazione è anche la realizzazione delle relazioni stesse. Come se non bastasse, Facebook è proprietario di Instagram e di WhatsApp (senza dimenticarci di Messenger, il sistema di messaggistica integrato nella piattaforma, che su mobile vive su una app apposita).

Facebook è potente, forse talmente grosso da aver perso, almeno parzialmente, il controllo di sé. E quindi capire come funziona è fondamentale. Ecco perchè mi interessa e ti interessa conoscerlo.

A partire dai fondamentali.

Che cos’è Facebook?

Facebook è un social network, una piattaforma relazionale che si racconta come uno strumento per mettere in contatto fra loro persone e poi per mettere in contatto fra loro aziende e persone interessate ai prodotti di quelle aziende.

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L’algoritmo di Facebook e la sua evoluzione

Visto che si tratta di un oggetto di grande interesse non solo per chi lavora come social manager o per gli addetti ai lavori, qui di seguito trovi una traccia di tutti gli aggiornamenti annunciati ufficialmente da Facebook.

Il primo annuncio è arrivato nel 2013, il 6 agosto, per la precisione.  In poche righe, il team di lavoro sul News Feed spiegava che avrebbero cominciato a pubblicare, periodicamente, una serie di pezzi chiamati News Feed FYI. Si tratta di comunicazioni che riguardano i principali cambi di algoritmo per la generazione del News Feed e che spiegano le logiche che sottendono a questi cambiamenti.

La fine del test del feed esplora o del doppio feed (1 marzo 2018)

Quando si scoprì che in alcune nazioni Facebook stava sperimentando un doppio feed (gli “amici” da una parte, i “brand” dall’altra, si sono aperte le cataratte dell’istantismo. Cioè di quella tendenza isterica a commentare tutto, subito. Era anche il momento in cui andava tanto di moda parlare della reach apocalypseIncolpando il social di Zuckerberg di ridurre apposta la portata dei contenuti organici per farti pagare o altre amenità del genere (la questione è molto più complessa. Su Wolf ho pubblicato un’ampia guida alla sopravvivenza alla reach apocalypse: il contenuto è riservato agli abbonati paganti). In alcuni casi addirittura decretando la morte, la fine prematura di Facebook (a scanso di equivoci vorrei ricordare che, per portarsi avanti col lavoro, Facebook ha acquisito, nel tempo, Instagram e WhatsApp, quindi prima che fallisca definitivamente ci vorrà un po’, ecco).

Il doppio feed, dunque, era diventato occasione per mostrare gli effetti del medesimo sul tracollo del traffico, in particolre sulle pagine dei giornali. Anche questo tipo di analisi mi lascia sempre piuttosto perplesso: Facebook non è la nostra personale (o aziendale) fabbrica di click.

L’1 marzo 2018, in ogni caso, è arrivato l’annuncio definitivo: si torna indietro.  Perché, spiega Adam Mosseri, dai feedback ricevuti attraverso i sondaggi hanno definitivamente concluso che «le persone non vogliono due feed separati».

Il feed Esplora (Explore Feed) viene dunque definitivamente dismesso.

Algoritmo Facebook: l’aggiornamento del 18 gennaio 2018

Dopo il clamore –a mio avviso piuttosto immotivato – suscitato dall’aggiornamento dell’11 gennaio, ci vuole appena una settimana per trovare una nuova condivisione di Mark Zuckerberg e un nuovo post di Adam Mosseri a supporto. Il tema, questa volta, è direttamente connesso con il mondo del giornalismo.

Nel suo post, Zuckerberg chiarisce che l’ultimo aggiornamento – quello dell’11 gennaio, appunto – impatta nell’ordine dell’1% rispetto alla massa dei contenuti prodotti da brand, pagine di aziende, testate o marchi. Quindi si passa da un 5% totale a un 4% totale.

La modifica parte negli USA (Facebook ha condotto una serie di sondaggi negli States) e tenderà a proporre nei newsfeed storie, notizie condivise da fonti affidabili (o ritenute tali dalla comunità).

Poi verranno premiati algoritmicamente i contenuti informativi, sulla base dei valori già annunciati il 29 giugno 2016.

Infine, si premieranno le notizie locali.

Il lavoro di Facebook continuerà per tutto il 2018. Un consiglio per i giornali? Non serve considerare Facebook o Google come badanti. Meglio lavorare per fidelizzare la propria comunità di lettori. Vale lo stesso con i brand per i propri clienti.

Algoritmo Facebook: l’aggiornamento dell’11 gennaio 2018


Fra tutti gli aggiornamenti dell’algoritmo di Facebook di cui ho tenuto traccia qui, questo è uno di quelli che ha fatto più rumore in seguito a una serie di reazioni nazionali e internazionali.
L’https://newsroom.fb.com/news/2018/01/news-feed-fyi-bringing-people-closer-together/ è venuto poco dopo un post di Mark Zuckerberg.

In realtà non c’è nulla che non si potesse prevedere. Il cuore è tutto qui:

«Con questo aggiornamento, vogliamo dare priorità ai post che accendono conversazioni e interazioni significative fra le persone. Per farlo, cercheremo di prevedere con quali post vorrai interagire con i tuoi amici, e cercheremo di mostrarteli più in alto nel feed».

Priorità, dunque, a parenti e amici, mentre le pagine, i brand, le testate giornalistiche su Facebook, be’, potrebbero essere penalizzate. In realtà, c’è un’altra parte interessante di questo aggiornamento:

«Le pagine che pubblicano contenuti con i quali le persone generalmente non interagiscono o che non commentano potrebbero assistere alla maggior diminuzione della distribuzione. Le pagine che favoriscono conversazioni fra amici invece vedranno meno effetti».

Ancora una volta, allora, è il contenuto relazionale che vince. Proprio come accade con i motori di ricerca. Proprio come accade nella vita vera. Questo aggiornamento è la naturale prosecuzione di quanto già annunciato addirittura a giugno del 2016

Algoritmo Facebook: aggiornamento del 27 agosto 2017

Facebook cambia l'algoritmo: l'annuncio ufficiale contro le fake news
L’annuncio ufficiale sul blog della “newsroom” di Facebook

Il 27 agosto del 2017 Facebook ha annunciato una stretta definitiva rispetto a coloro che pubblicato “fake news”. Le pagine scoperte a diffondere ripetutamente notizie false non potranno più acquistare campagne per portare traffico a pagamento sui siti corrispettivi.

La questione ha in qualche modo a che fare con lo scandalo degli annunci russi (cioè, della campagna pubblicitaria dalla Russia che avrebbe interessato circa 3000 annunci sponsorizzati su Facebook per 100mila dollari du budget a sostegno di Donald Trump).

È interessante, perché i siti di fake news rappresentano, con i budget che in alcuni casi hanno a disposizione, un’importante fonte di introiti per Facebook.

Ma è interessante anche perché contiene al suo interno dei rischi: davvero vogliamo che sia una piattaforma a decidere, arbitrariamente, che un pezzo è una fake news? E se lo decidesse, per esempio, dei post sul tuo blog? Degli articoli sul giornale che leggi o che scrivi?

Algoritmo Facebook: aggiornamento del 15 dicembre 2016 contro le fake news

Il 15 dicembre 2016 Facebook fa un annuncio molto atteso fra gli attetti ai lavori e nel mondo giornalistico. A Palo Alto sembrano aver preso sul serio la richiesta di fare qualcosa contro la diffusione indiscriminata delle bufale (o delle cosiddette fake news, che hanno indotto addirittura l’OXford dictionary a scegliere post-truth come parola dell’anno.
L’annuncio prevede una modifica della politica di Facebook a proposito delle bufale.

Per prima cosa, sarà più facile segnalarle (il che apre a tutta una serie di problemi che poi sono gli stessi che riguardano qualsiasi user generated content) da parte di chiunque.
Facebook si impegna, poi, a lavorare con terze parti che già si occupino di fact-cheking.
Le bufale verranno indicate agli utenti.

Siamo ancora lontani, però, da quello che sarebbe l’unico vero deterrente: una penalizzazione algoritmica delle condivisioni.

Quel che accadrà riduce un’altra tipologia di fenomeno: le condivisioni che saranno sbugiardate da fact checkers non si potranno rendere oggetto di campagne. Quindi, non si potrà comprare traffico su di esse. Il che è senz’altro interessante, visto che una tecnica di chi fa dello bufala un’arte è proprio massimizzare – dq qualsiasi fonte di traffico possibile – il numero delle visite per massimizzare le rendite pubblicitarie. Questa decisione – sempre che diventi operativa – è estremamente importante e distruggerà senz’altro svariate strategie volte ad acquistare a basso costo traffico da siti per poi massimizzare il risultato delle visite ottenute.

Algoritmo Facebook: aggiornamento del 4 agosto 2016 contro il clickbait

News Feed - Algoritmo Facebook come cambia 4 agosto 2016

Facebook ha annunciato un nuovo aggiustamento dell’algoritmo che regola il funzionamento del news feed. Ancora una volta, come due anni fa, contro il clickbait. Cioè contro quelle condivisioni che tradiscono il lettore e che, una volta cliccate per uscire da Facebook, non mantengono quello che promettevano.

Algoritmo Facebook: aggiornamento del 29 giugno 2016

Facebook algoritmo modifiche del 29 giugno 2016

Algoritmo Facebook – 29 giugno 2016 – Continuano le grandi manovre a Palo Alto. Il News Feed cambia di nuovo, con un nuovo aggiornamento dell’algoritmo. Lo ha annunciato, come di consueto, la newsroom di Facebook. Attendiamoci dunque novità e cambiamenti nelle visibilità delle condivisioni dei nostri contatti e (questo è il vero nodo da tenere presente) nella portata delle condivisioni delle varie pagine. Ovviamente, anche di quelle utilizzate per scopi commerciali.

L’annuncio, come al solito, è accompagnato dalla dicitura canonica del miglioramento dell’esperienza utente: «Building a Better News Feed for You» è il titolo del post di Adam Mosseri. Un post che, come di consueto, è puro content marketing da parte di Facebook e che viene ripreso pedissequamente anche da testate giornalistiche.

Perché c’è l’algoritmo (la versione di Facebook) – L’algoritmo, dice Facebook, è necessario perché il miliardo e mezzo di utenti di Facebook condivide un flusso infinito di storie ogni giorno e queste necessitano di essere classificate – cito testualmente, la traduzione è mia – «in modo che le persone possano vedere per prima cosa quel che interessa loro veramente, in modo che non si perdano cose importanti dai loro amici. Se la classificazione delle condivisioni non esistesse, le persone non sarebbero coinvolte e s ne andrebbero insoddisfatte. Così, uno dei nostri lavori più importanti è quello di gestire correttamente questa classifica».

Perché c’è l’algoritmo – Perché in questo modo Facebook monetizza meglio, personalizzando anche gli annunci nel feed e favorendo (in altri casi si potrebbe dire costringendo) editori e marchi a pagare per aumentare la portata dei propri contenuti.

Che cosa cambia da oggi? – Il nuovo giro di vite algoritmico privilegia le condivisioni di parenti e amici, riducendo dunque, ulteriormente, la portata delle pagine. «Se, per esempio, tendi a mettere un “mi piace” sulle foto di tua sorella», scrive Facebook, «tenderemo a metterle sempre più in cima del tuo feed, così non le perderai quando sei via!», si legge nel post.
Poi c’è la questione dell’informazione: «Abbiamo imparato che le persone ritengono di valore le condivisioni che le informano: un post su un evento che sta accadendo, una storia a proposito del tuo vip preferito, un pezzo di notizie locali…»
Infine, l’intrattenimento – che in verità, nell’ottica di Facebook, dovrebbe essere la componente principale: più ti intrattengo più tu rimani dentro a Facebook, coerentemente con la convenienza specifica della piattaforma. In tutti i casi, Facebook “impara” dalle nostre azioni e dunque l’algoritmo fa sì che ci vengano mostrati preferibilmente contenuti con i quali abbiamo interagito (cambiando il punto di vista: se hai una pagina, le buone pratiche insegnano che devi fare in modo che i tuoi “fan” siano coinvolti. Questo è il senso dell’engagement. E devi alternare sapientemente contenuti testuali, foto, video, link che mandano fuori – se proprio non puoi farne a meno – per tentare di penetrare le maglie sempre più strette del social più usato al mondo.

I valori di Facebook (Facebook Values) – Online ci sono anche i Facebbok Values, sempre sul sito ufficiale della redazione della piattaforma.

Sono tutti quelli che vengono spiegati nel post che annuncia le modifiche. Ricapitoliamoli:

amici e parenti prima di tutto
informare
intrattenere
tutte le idee possibili e immaginabili (questo è stato introdotto per le polemiche seguite alla “scoperta” di interventi umani nelle trending news
– viene premiata la comunicazione autentica
– è possibile controllare le proprie interazioni (Facebook invita a usare i comandi per nascondere condivisioni sgradite e simili)

È bene ricordare anche che esiste ancora la possibilità di tornare all’ordine cronologico delle condivisioni (sebbene sia legittimo il sospetto che anche su quest’ordine Facebook intervenga con istruzioni algoritmiche più blande. Basta dirglielo selezionando (se hai Facebook in inglese) most recent (in italiano: tutte le storie).

Su Wolf, approfondiamo queste e altre tematiche, con una puntuale, rigorosa e ricca analisi dei media, offerta dallo staff di Slow News, da Mafe de Baggis e da Filippo Pretolani. Abbonati per provare il nostro servizio.

Se usi Facebook per lavoro studia bene le modifiche e ricorda: Facebook è sempre più un walled garden. Forse è il momento di pianificare un’exit strategy, prima che sia troppo tardi.

Algoritmo Facebook: aggiornamento del 21 aprile 2016

Algoritmo Facebook News Feed - Novità del 21 aprile 2016

Algoritmo Facebook – 22 aprile 2016 – Ieri Facebook ha annunciato nuovi cambiamenti all’algoritmo che regola il News Feed. Come al solito, sul sito del servizio di social network si legge che il cambiamento è pensato per migliorare il News Feed e che la maggior parte delle pagine non subirà alcun effetto da questo cambiamento.

Di cosa si tratta e di cosa si parla?

Feed Quality Program: è il programma con il quale Facebook ha chiesto a migliaia di persone nel mondo di “votare” la propria esperienza. «Abbiamo scoperto», spiegano dalla redazione del social, «che la maggior parte delle azioni compiute dalle persone su Facebook – mettere il “mi piace”, cliccare, commentare, condividere un post – non ci dicono realmente cosa sia più significativo per loro».

Storie che piacciono anche senza like – Articoli su argomenti seri o brutte notizie da un amico: sono pezzi sui quali le persone non mettono il like o magari non lasciano un commento.

Il tempo di permanenza come fattore di ranking – Facebook, per questo motivo, speiega di tenere in considerazione il tempo passato a leggere un post nel News Feed oppure il tempo speso a leggere un contenuto sul quale si è cliccato. Se si clicca e poi si ritorna velocemente sul News Feed, vuol dire che non si è trovato nulla di interessante, che il contenuto non era quello che ci si aspettava dal titolo della condivisione (avete presente quella cosa lì che si chiama clickbait? Ecco). «Il tempo che le persone scelgono di spendere a leggere o a guardare contenuti sui quali hanno cliccato dal News Feed è un importante segnale che quella storia era interessante per loro». Predittivamente, l’algoritmo tenterà di mostrare nei nostri News Feed condivisioni sulle quali potenzialmente potremmo passare più tempo. Questo non significa che i contenuti lunghi saranno per forza premiati: saranno premiati quelli che favoriranno maggior tempo di permanenza.

Diversificazione – «Abbiamo imparato che alle persone piace leggere articoli da più fonti» e che potrebbe essere ripetitivo, se troppi articoli dalla stessa fonte tornano nel loro News Feed». Ecco una brutta notizia per gli editori.

Algoritmo Facebook | Il News Feed cambia ancora

Algoritmo Facebook per il Newsfeed - Aggiornamento dell'1 febbraio 2016

Algoritmo Facebook – 1 febbraio 2016: Facebook cambia ancora il News Feed. Per migliorarlo, come dichiara sempre. «L’obiettivo del News Feed», si legge nella spiegazione dell’azienda, «è di mostrarti le storie che contano di più per te». Poi: «Le azioni che compiono le persone (like, click, commenti, share) su un post sono storicamente alcuni dei fattori che vengono considerati per determinare cosa mostrare in cima al News Feed. Ma questi fattori non ci dicono sempre tutto a proposito di cosa è davvero interessante per te».

Così, da Facebook hanno chiesto di votare le proprie esperienze ogni giorno (a migliaia di utenti). Dopo questo esperimento, ora dicono di essere in grado di valutare meglio cosa importa davvero alle persone. Come al solito, comanda l’engagement (che, non dimentichiamolo, significa coinvolgimento).

La filter bubble di Facebook si evolve, ma è ovvio che questo avrà un grosso impatto sulle pagine che usano il social come se fosse una piattaforma per ottenere click. Tuttavia, da Facebook promettono che aiuteranno i partner a capire quali sono le strategie migliori per non assistere a cali di traffico.

Facebook sempre più badante dell’editoria?

Algoritmo Facebook svelato? Commenti all’intervista a Tom Alison

Algoritmo Facebook: Magia?

Algoritmo Facebook, 4 gennaio 2016 – Oggi su La Stampa è stato pubblicato un articolo dal titolo molto impegnativo: Come funziona l’algoritmo che ci fa vedere il mondo: il newsfeed di Facebook svelato .
L’ho divorato, con grande interesse e ci ho rimuginato parecchio su.

In definitiva sono parecchio deluso. L’intervisa a Tom Alison, che dirige il team di sviluppo del News Feed di Facebook prometteva bene ma in realtà svela poco o niente. Ok, d’accordo, esiste un algorimo che regola l’apparizione dei post dei nostri amici-su-Facebook nel News Feed. E questo algoritmo tiene conto di vari fattori. Per esempio:

«Se spendi un sacco di tempo sui contenuti di un certo amico è probabile che le sue storie finiscano spesso nel tuo newsfeed, e lo stesso funziona per le pagine»

Ma quesa è storia vecchia. Che il tempo di permanenzaa sia diventato uno dei fattori valutati dall’algoritmo di Facebook si sa almeno da giugno 2015.

Nell’intervista di Pagliaro, Alison spiega che vengono dati “pesi” e “punteggi” ai vari post, precisa che il news feed di ciascun utente è diverso, ma non scende mai nel dettaglio di questi pesi e punteggi: sappiamo, fin dai tempi dell’Edgerank che like e condivisioni e commenti contano (in generale, conta l’engagement). Anche qui, dunque, nulla di nuovo.

Si parla della personalizzazione attiva: sappiamo bene di cosa si tratti e ne parlavamo proprio su questo post qualche giorno fa, in occasione di un annuncio di Facebook.

In generale, l’intervista non fa che confermare l’intento dichiarato di Facebook: soddisfare l’utente. Ma non ci si addentra nello scopo primario, che sembra essere quello di mantenere l’utente al proprio interno. E si parla, di nuovo, del tasto non mi piace, che invece sono le reactions (almeno, non risulta che le cose stiano diversamente).

Si evoca la famigerata filter bubble per poi farla scoppiare (citando però uno studio dello stesso Facebook come fonte), così:

«Nei fatti le persone non sono in una bolla su Facebook», dice Alison «Se sei interessato alla politica vogliamo che tu possa seguire un giornale o un partito. Non vogliamo mostrarti cosa non ti interessa. Ma capita spesso che nei commenti, per esempio, un amico mostri il suo punto di vista: dipende davvero molto dalla tua rete di amici».

In realtà, nei fatti, l’esperienza fenomenica ci insegna che, sì, siamo all’interno di una bolla, su Facebook, proprio in virtù dell’algoritmo che ci mostra alcuni contenuti e non altri. Dipende dalle nostre interazioni e quindi è un fenomeno che possiamo influenzare? Sì, sicuramente (almeno in parte). Ma resta una bolla. È proprio fatto così il social, è pensato così.

E la portata delle pagine che utilizzano Facebook per dragare traffico sui propri siti diminuisce, perché anche questo è parte del modello di business di Facebook. Altro tema, purtroppo, non toccato dall’intervista. Si parla, invece, almeno una volta, di «magia». Ma non c’è alcuna magia. C’è un’azienda che ha una sua visione non solo dei social, ma anche del mondo.

Insomma, il pezzo è divulgativo e molto “basico”. Un peccato per chi, invece, come me,

sperava che un’intervista a un pezzo grosso di Facebook, che lavora direttamente sul News Feed, potesse addentrarsi in approfondimenti ulteriori.

Algoritmo Facebook: News Feed multipli, le nicchie social

Algoritmo facebook: nicchie verticali new feed multipli

Algoritmo Facebook, 30 dicembre 2015 – Nuove manovre in casa Zuckerberg: Facebook testa News Feed multipli su connessioni da mobile.

Cosa significa questo? Due cose. Primo: Facebook continua a cercare di ottimizzare l’esperienza utente.
Secondo: per ottimizzare l’esperienza utente, anche in casa del social più generalista del mondo si punta sulle nicchie, sulle verticalità, sul tematico.

La cosa ci sorprende? Non dovrebbe.

Mi fa un po’ sorridere pensare che non molto tempo fa scrivevo, più come suggestione che credendoci sul serio, che avrei amato molto la possibilità di taggare per argomenti le mie condivisioni su Facebook. Questa novità, in test, va proprio in quella direzione lì.

Style, Travel e Headlines sono, per ora, i canali verticali aperti in “beta” (quindi non per tutti).

Algoritmo Facebook: parola agli utenti e contro le bufale

Algoritmo Facebook: parola agli utenti

Algoritmo Facebook – Il 4 dicembre 2015, sulla newsroom di Facebook, è uscito questo pezzo, che di fatto annuncia un nuovo cambiamento nell’algoritmo che mostra le condivisioni sul feed degli utenti.

La direzione scelta dal social è sempre la stessa. Ovvero: dopo aver imparato a misurare i segnali derivanti da like, click, commenti o sharing (quanto tempo è passato, dall’EdgeRank, eh?), adesso Facebook dice di voler essere sicuro che «ti stiamo mostrando i contenuti più rilevanti». A te, utente. Insomma, anche per Facebook, come per Google, l’utente è al centro dei propri pensieri. In maniera subordinata alla convenienza propria di Facebook, chiaramente. Che è quella di tenere il traffico quanto più possibile al proprio interno.

Così, Facebook spiega che sta chiedendo «a migliaia di persone ogni giorno di votare la loro esperienza e di dirci come possiamo migliorare quel che vedono quando accedono a Facebook».

Il tutto avviene anche attraverso sondaggi, in cui agli utenti vengono mostrate due storie e viene chiesto di rispondere scegliendone una, quella che vorrebbero vedere nel loro feed.

«Se la storia scelta è una di quelle che abbiamo mostrato in posizioni in alto nel News Feed, allora è un segno che le cose stanno andando bene. Se no, questo evidenzia che c’è spazio per un miglioramento».

La nuova modifica all’algoritmo prosegue anche nella lotta contro le bufale da parte di Facebook. Storie che diventano virali perché sono “incredibili”, ma poi si rivelano false, ovviamente non fanno il bene del social e a lungo termine non piacciono ai suoi utenti. Così, ecco che ancora una volta convenienza propria dell’utente e convenienza propria di Facebook si mescolano per “migliorare”.

Come al solito, da questo tipo di annunci si possono trarre indicazioni preziose per capire come sfruttare al meglio la leva di Facebook (discorso analogo a Google e alla SEO) e non farsi trattare, invece, da social e motori di ricerca come se fossero i nostri badanti.

Algoritmo Facebook: cronologia dei cambiamenti

Algoritmo Facebook – Se per l’algoritmo di Google e tutti i suoi cambiamenti più importanti c’è l’imperdibile risorsa Google Algorithm Change History di Moz, i punti di riferimento per il popolarissimo social e per registrare la storia e comprendere i significati dei cambiamenti di algoritmo di Facebook sono più rarefatti.

La mia risorsa preferita era la timeline di Edgar: all’8 dicembre 2015, data di prima pubblicazione di questo pezzo, era online. Dal il 30 dicembre 2015 restituisce un 404 (grazie a Simone Del Bianco per la segnalazione). Quindi avevo ripiegato su quella di infinitdatum, che però non risulta più aggiornata. Ecco perché mi sembra utile tenere traccia anche qui dei vari cambiamenti del social.

I link a tutti gli annunci ufficiali di Facebook

Gli annunci del 2018

19 gennaio 2018
11 gennaio 2018

I diciassette annunci del 2017

20 dicembre 2017
18 dicembre 2017
15 dicembre 2017
14 dicembre 2017
24 ottobre 2017
5 ottobre 2017
28 agosto 2017
17 agosto 2017
15 agosto 2017
9 agosto 2017
2 agosto 2017
30 giugno 2017
17 maggio 2017
10 maggio 2017
25 aprile 2017
31 gennaio 2017
26 gennaio 2017

I nove annunci del 2016

15 dicembre 2016
11 agosto 2016
4 agosto 2016
29 giugno 2016
22 aprile 2016
21 aprile 2016
1 marzo 2016
24 febbraio 2016
1 febbraio 2016

I dodici annunci del 2015

9 dicembre 2015
4 dicembre 2015
8 ottobre 2015
6 ottobre 2015
31 luglio 2015
9 luglio 2015
29 giugno 2015
12 giugno 2015
7 maggio 2015
21 aprile 2015
20 gennaio 2015
3 aprile 2015

I dieci annunci del 2014

14 novembre 2014
7 novembre 2014
18 settembre 2014
11 settembre 2014
25 agosto 2014
23 giugno 2014
27 maggio 2014
10 aprile 2014
24 febbraio 2014
21 gennaio 2014

I quattro annunci del 2013

2 dicembre 2013
27 settembre 2013
23 agosto 2013
6 agosto 2013

9 risposte

  1. […] di contenuto, ha un suo algoritmo. Facebook decide cosa mostrare nel News Feed di ciascun utente in base a un algoritmo. Persino Twitter starebbe per cedere alla tentazione algoritmica (o forse no, chissà). Ora, se la […]

  2. […] il tempo a nostra disposizione è sempre ristretto ma se vuoi conoscerlo da vicino ti lascio a questo articolo che ho letto io stesso per conoscere meglio questo elemento che guida l’attenzione […]

  3. […] come l’affinità, il peso dei contenuti e la freschezza e, da poco, anche e soprattutto del tempo di permanenza sui post, che -a quanto pare- più di like e commenti è segno di concreto interesse verso un determinato […]

  4. […] fatti noti – Facebook, da qualche tempo, ha un algoritmo che regola il News Feed. Prima si chiamava Edge Rank e si basava fondamentalmente su tre fattori (affinità, […]

  5. […] – Terremoto per le variazioni nell’algoritmo del news feed di Facebook che destano grandi preoccupazioni per i publisher […]

  6. […] sino al più recente del 29 giugno ultimo scorso l’algoritmo di Facebook è stato aggiornato, modificato, ben 4 […]

  7. […] C’è un solo modo, ora come ora, di fare engagement seriamente e di aggirare le progressive chiusure di rubinetti della “reach” (la portata delle proprie condivisioni) che seguono ad ogni cambio dell’algoritmo di Facebook. […]

  8. Avatar chicca
    chicca

    si ma se i post li vede pochissima gente pure avendo parecchi amici a che serve? Mark Zuckerberg sei un pappone che si gonfia sempre di più le tasche per mantenere le sue tro.e cialtrone

    1. Mmm. Non sono sicuro che Zuckerberg legga queste righe e dubito che lo scopo finale sia quello che scrivi nel tuo commento – nel quale mi pare di leggere un po’ di acrimonia.

      Detto ciò, “Chicca”, dipende. Se gli “amici” vogliono vedere i tuoi post, troveranno il modo per vederli.

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