Oggi Google ha inviato una mail in cui ci ricorda dell’esistenza di Google Contributor. Su Downloadblog abbiamo spiegato di cosa si tratti esattamente.
In parole povere, è un sistema con il quale Google chiede un contributo agli utenti per eliminare i banner. Se paghi, sui siti che visiti e che aderiscono al programma Google Contributor, potrai vedere meno banner e al loro posto un messaggio di ringraziamento.
Una delle tante iniziative anti-ad, come ricordava il TagliaBlog.
Vedendo la mail in italiano, ho pensato che qualcosa fosse cambiato. Fino a poco tempo fa, infatti, Google contributor era disponibile solamente negli States. Al momento risulta essere ancora così.
Possibile, però, che l’annuncio di Google sia il preludio allo sbarco del sistema anche nel nostro paese.
Ho seri dubbi sulla sua possibilità di funzionare realmente. In gran parte condivido quelli di Davide Pozzi.
Il disegnino brutto (copio da Ben Thompson, i disegnini brutti. Ma lui disegna meglio) spiega bene il problema: i soldi che arrivano al singolo sito calano drasticamente al numero di siti visitati dal singolo utente che contribuisce al programma di Google.
Ma ne aggiungo uno, di dubbio. Naturalmente, Google si prende una parte dell’eventuale contributo dell’utente. Il resto va ai siti che l’utente visita. Ora, la fetta di utenti disposta a pagare per contenuti online è piccola. Con questo sistema Google prova a prendersi qualcosa anche da quegli utenti.
Credo che un meccanismo sano e intelligente potrebbe essere, invece, quello di invogliare quegli utenti a pagare direttamente gli editori (grandi o piccoli che siano). A scegliere, non solo visitando, e a scegliere di non pagare, genericamente, Google che poi divide la fetta
Attraverso le membership, per esempio. Attraverso l’alto valore aggiunto. E non solo. Chiaro che, se Google farà sviluppare il sistema anche all’estero, per molti che utilizzano i Google AdSense sarà necessario e importante aderirvi. Andrà utilizzato, come tutte le altre possibilità.
Ma non ci si illuda che sia sufficiente e che sia una reale strada per uscire dalla crisi.
Fino a prova contraria, per esempio, le nicchie (magari integrate in un progetto orizzontale generalista, proprio come avviene in Blogo) sono una strada molto più concreta da percorrere.
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