Il Time dedica una copertina e una storia ai troll. Il titolo non potrebbe essere più chiaro ed emblematico: Come i troll stanno rovinando internet. Il pezzo è a tratti ovvio per chi naviga da tempo. A tratti molto divertente (in senso british, ovviamente), fin dall’incipit:
«Questa storia non è una buona idea. Non lo è per la società e di sicuro non lo è per me. Perché ciò di cui si nutrono i troll è l’attenzione. E questo poco d’attenzione, queste diverse migliaia di parole, è come lasciare agli orsi una padella di baklava» [un dolce turco, molto dolce, ndr]
Figurarsi se è una buona idea dirti che su Facebook il troll sei tu.
Lo so, non ci credi.
Be’, partiamo dalla definizione. Quella di Wikipedia, dai! (È tradotta dall’inglese, liberamente e con aggiunte, dal sottoscritto).
«Nello slang di internet, un troll è una persona che semina zizzania su internet, avviando discussioni, dando fastidio alle persone, scrivendo contenuti che infiammano la conversazione, che non c’entrano nulla con la medesima (in altre parole, off-topic). Il tutto avviene in una comunità online (newsgroup, forum, chat, blog… oppure Facebook o altre piattaforme di social network) e con l’intento deliberato di provocare nei lettori una risposta emotiva, di interrompere il flusso della discussione sul tema, spesso per il proprio solo divertimento».
Basterebbe questa definizione per farti capire che su Facebook il troll sei tu.
Sei tu quando ti inserisci in una conversazione a caso e pontifichi.
Sei tu quando argomenti con una fallacia logica senza nemmeno accorgertene.
Quando dai del fascista, del machista, del [inserire etichetta a piacere] a qualcuno senza nemmeno conoscerlo.
Quando parli di cose che non conosci (dal burkini alla Siria, dalla pallavolo al curling al prossimo morto famoso, dal terrorismo ai migranti, dal sessismo alla satira).
Quando cerchi attenzione disperatamente ed entri in modalità ehi-mamma-senza-mani.
Quando sputi sentenze.
Quando ti ergi a portatore unico del verbo.
Quando scrivi solo per provocare un qualsiasi sentimento negli altri.
Quando hai un’opinione su tutto.
Quando partecipi ostinatamente ad una conversazione che tanto non serve a nulla perché si polarizzerà.
Usa Facebook come se fosse un’estensione di te in pubblico, al bar, in spiaggia, al cinema, al ristorante, a casa, al lavoro, in generale in pubblico. Comincia a considerare Facebook per quel che è: un posto dove prima ti divertivi a postare le tue foto da sbronzo, adesso è una piattaforma di social marketing.
Andrà tutto meglio e smetterai di essere un troll.
Fino a quel momento, su Facebook il troll sei tu. E sono io.
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