Youporn è morto. Cosa, direte voi? Ma veramente si può affermare una cosa simile?
Certo che no, dirò io. Però, pensateci bene a quante volte avrete sentito dire quell’è morto, preceduto da un soggetto a caso pescato fra elementi della comunicazione, dell’arte, dell’informazione, a seconda degli umori del momento.
Il teatro è morto (Gli Ateniesi, per dire, pensano che sia morto il teatro italiano). La radio è morta (ops, solo che poi è risorta e c’è già chi spiega le ragioni per cui non è morta e il rapporto Censis-Ucsis sulla comunicazione dimostra che è viva e vegeta). La tv è morta (lo pensano sia Beppe Grillo sia Internazionale. Ma poi indovinate un po’ cosa viene fuori a scavar bene? Eh già. Viene fuori che visto che vi guardate True Detective o Breaking Bad, la tv sta benissimo). Il giornalismo è morto, e pure i giornali e pure il congiuntivo (ma fin dal 1984. Eppure, dice la Treccani, li azzecca pure Homer Simpson). La SEO è morta (no, non sono d’accordo, e come me molti altri), magari persino Facebook e le newsletter sono morte (qualcuno non è affatto d’accordo. E mica solo in Italia, anzi). La mail è morta e sepolta, figurarsi (salvo poi scoprirsi fondamentale in qualsiasi ricerca di mercato, anche nelle più recenti).
Potrei continuare fino a creare un numero di casi ancor più consistente (ciascuno con il suo bravo controesempio), ma penso che il concetto sia chiaro.
Naturalmente, tutte queste attestazioni di morte certa sono fallaci.
Generalmente a decretar la morte di questo o quello è qualcuno che si prende la briga di fare una provocazione, oppure di sostenere una tesi spesso contraria all’evidenza, o chissà cos’altro.
È vero che i millennials, per esempio, fruiscono della televisione in maniera asincrona e non conoscono quasi il senso di “palinsesto”, perché sono abituati sempre di più a farselo da loro. Ma questo non significa che la televisione sia morta. Si è evoluta.
Questo è vero nella maggior parte dei casi.
Youporn è morto? Sì, come il porno
Di una cosa sola, nessuno decreta mai la morte. Del porno. E ci mancherebbe altro, anche se a onor del vero qualcuno ci aveva provato, a dire che fosse morto. Ucciso dall’HD (o forse è il contrario?) o da internet (caspita, ci casca persino il Guardian) o dall’amore o da chissà cos’altro. Lo sapete quanti soldi fa girare l’industria del porno? 97 miliardi di dollari. Il dato è stabile, non più in crescita. Immagino che gli addetti ai lavori se ne faranno una ragione.
E allora, se il porno non è morto figuriamoci se può essere morto uno di quei siti che il porno avrebbe dovuto ucciderlo. Ecco perché volevo essere il primo a dirlo: Youporn è morto.
Naturalmente non è vero. Però è al 164° nel ranking di Alexa, mentre Pornhub è al 77°.
[Da leggere:Porn can save the news industry, and not in the way that you think, di Josh Kleyman sul The Daily Beast
Big Red Son (pdf), di David Foster Wallace, da Consider the Lobster & Other Essays
How big is porn, Dan Ackman, Forbes.com, storico pezzo del 2001
Fenomenologia di Youporn, di Stefano Sgambati, Miraggi edizioni
Things Are Looking Up in America’s Porn Industry, di Chris Morris, NBC News]
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