Se apri il tuo feed di Facebook cosa vedi? Vedi un flusso ininterrotto di condivisioni dei tuoi contatti (che ci si ostina ancora a chiamare amici. Un flusso mediato dall’algoritmo del popolare social network, che decide cosa sia meglio vedere per te.
Il modo per ordinare in senso cronologico le condivisioni che puoi vedere c’è ancora, ma è sempre più nascosto. Adesso si fa così. Diventerà sempre più difficile o nascosto farlo. In ogni caso, alla prossima login troverai di nuovo l’impotazione che sceglie Facebook per te, finché probabilmente diventerà impossibile scegliere di vedere tutte le condivisioni in ordine cronologico.
Ora, magari hai il tuo feed impostato in ordine cronologico. Facebook ti istiga a tornare al “top stories” che a lui piace di più.
Tu resisti. E ti trovi di fronte a un flusso – a meno che tu non sia uno di quelli che fa pulizia regolarmente fino ad arrivare a una selezione personale di contatti che condividono, per la maggior parte del tempo, cose di cui ti interessa veramente – di emozione-serietà-gattini-incredibile-bufale-messaggi a sfondo sessuale-sfoghi-indignazioni-sgfoghi-emozione-gattini-gattini-cani-marò-video divertenti-sesso-sesso-meme-viralità-pezzi da leggere assulutamente e si ricomincia da capo.
Qual è l’unico luogo, oltre a Facebook, dove si susseguono così velocemente, senza soluzione di continuità e senza alcun nesso logico,
Il flusso di Facebook è postmoderno nell’accezione di David Foster Wallace. Il flusso di Facebook di tutti gli utenti senza filtri, se riesci a immaginarlo, è l’approssimazione più accurata possibile di cui disponiamo in questo momento (e lo sarà sempre di più) di come sarebbe il pensiero di una massa di persone. Più aumentano gli utenti, più aumentano le condivisioni per utente, più il limite che tende ad infinito di questa rappresentazione si avvicinerà, senza mai raggiungerlo, ovviamente, alla realtà. Come una specie di mappa che tende, all’infinito, ad avvicinarsi a un rapporto 1:1 col territorio.
Questa ridondanza fra web e mondo fuori dal web, ad un certo punto, potrebbe diventare semplicemente insopportabile o comunque inutile. Probabilmente accadrà prima di quanto ce lo si aspetti, anche se durerà ancora parecchio tempo.
Se immagini il flusso di Facebook in questo modo, sarà facile capire che qualsiasi condivisione su Facebook, anche se replicata istantaneamente da migliaia, milioni di persone, e magari commentata, non può avere alcun ricasco sul pensiero collettivo. Probabilmente può avere un’utilità puntuale – ma la medesima, in assenza di dati, mi sembra sempre meno evidente, non fosse altro per il fatto che Facebook progressivamente chiude i rubinetti della generazione di traffico al proprio esterno e vuole trarre progressivamente più profitto dalla necessità del singolo di avere visibilità.
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