Facebook sta per rimuovere i like inattivi alle pagine “fan”.
La notizia è arrivata due giorni fa, come un update importante per rendere più significativi questi benedetti like.
Cosa bisogna aspettarsi?
Secondo Facebook, un
«piccolo decremento dei like»
come diretta conseguenza di questo aggiornamento.
Sarà davvero piccolo? Sarà davvero insignificante?
Chissà. Io penso che si debba quantomeno tenere gli occhi aperti e dare una controllatina al numero dei fan delle fanpage.
Perché quando Instagram si è deciso a cancellare i “falsi” profili, è successo di tutto (socialmente parlando, si intende). Parliamo di milioni di account.
Certo, nella nota ufficiale Facebook parla solamente di account volontariamente disattivati o cancellati, o di account di persone trapassate. Ma quanti sono? Chi può dirlo? E chi può avere realmente controllo sulle campagne di acquisizione al punto da sapere quanto siano “veri” gli account Facebook che hanno cliccato quel famigerato tastino del “like”.
Non solo: se a questo “update” aggiungiamo la nuova stretta di Facebook sulla reach organica, il quadro che riguarda il popolarissimo social network diventa ancor più “preoccupante” per chi pensa di poterlo usare facilmente come volano di traffico facile – perlopiù mordi e fuggi – per i propri domini.
C’è poi un altro tema, per il momento non affrontato. Quello di chi, pur mantenendo il like a una determinata pagina, ha cliccato su un tasto molto temuto: hide all posts (nascondi tutti i post). Anche quello è a tutti gli effetti un like che si mantiene alla pagina ma che non è più reale (ed è, converrete, totalmente privo di valore per chi voglia gestire effettivamente un qualsiasi tipo di modello di business (sia esso editoriale o meno) che utilizzi la leva del social network di Zuckerberg.
Parliamoci chiaro: se servirà a far chiarezza sui veri numeri, questa purga di utenti farlocchi non può che far bene a tutti, perché magari si comincerà a dare al like il valore che ha, non solo per far massa ma anche per creare una comunità che sia realmente interessata a quello che si ha da offrire sul web, all’originalità del marchio o della testata, a un’interazione che non può limitarsi a sfruttare i social network come acchiappaclick.
Ancora una volta, un cambiamento che Facebook fa nei propri interessi potrebbe far male a molti ma far bene ad un sistema. Almeno in teoria, visto che di solito quello stesso sistema trova sempre scorciatoie per aggirare le limitazioni, con un’ottica di breve o brevissimo periodo. Eppure basterebbe così poco per anticipare queste mosse (di Facebook come di Google): basterebbe dedicarsi davvero al proprio marchio e ai propri utenti, per creare qualità(*).
Comunque, non resta che sedersi e osservare come cambieranno i numeri fra il 12 e il 13 di marzo (o giù di lì).
(*) qualità, per esempio nell’editoria online = rispondere alle aspettative dei propri utenti, creare un’interazione proficua, rispondere alle domande dei lettori con contenuti che siano esattamente quello che i lettori cercano da noi. Il che significa conoscerli e non considerarli semplicemente numeri.
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