Le notifiche sono tossiche

Il mondo di Facebook. Un rettangolo rosso. Il 16. La barra nellheader del mio profilo Facebook si presenta così, quando inizio questo post.
Da anotifiche-tossichenni, ormai, siamo abituati alle notifiche. Quel +1, quel numerello rosso, quel pallino, quel suono, quella preview. Sono lì a chiamarci da desktop o da smartphone e a dirci: ehi, guarda, c’è qualcuno che ti ha scritto, ti ha nominato, ti ha taggato, ha commentato, ha messo un like, ti ha ritwittato, quel che vi pare.

È irresistibile, quel dopamina-social-networknumerello lì. Ed è anche sempre più complesso stare appresso a ciò che seguiamo, a ciò che abbiamo scritto, alle tracce che abbiamo lasciato sui nostri social.

Tutte le volte che quell’indicatore rosso (o arancio o blu o nero, come vi pare) si fa vivo, è una novità. E il nostro cervello rilascia dopammina. Che è quel che fa quando beviamo acqua, o mangiamo o facciamo sesso o ascoltiamo musica che ci piace o assumiamo sostanze stupefacenti. In altre parole, la dopammina, che è associata a stimoli naturali o artificiali, è alla base del meccanismo che ci fa stare sempre di più dentro al walled garden di un social network come Facebook. È un meccanismo di continua gratificazione del nostro cervello e del nostro ego.

Difficile dire se Zuckerberg & co. fossero consapevoli di questa cosa o a loro volta vittime di un continuo percorso autoconfermativo e di piacere che si prova nell’aver a che fare sempre, costantemente, con qualcosa di nuovo. Fatto sta che il meccanismo insito nelle notifiche, considerato anche il proliferare delle piattaforme, dei social, dei contenuti, è l’esatto contrario dell’ottimizzazione.

Non so voi, ma io a volte funziono così. Entro su Facebook, magari perché devo verificare qualcosa sul gruppo di conversazione di Wolf. Ci sono notifiche. Le apro. Le controllo. Se qualcuno ha risposto rispondo. Nel frattempo magari arrivano altre notifiche. Guardo l’ora. Sono passati quindici minuti e non mi ricordo nemmeno perché ero entrato su Facebook.

Questo meccanismo è evidentemente tossico. Non mi fa bene, fa sì che il mio cervello passi continuamente da un compito all’altro e non è utile ad alcunché. Non mi rilassa, non mi svaga veramente. Mi stanca.

Ecco perché ho cominciato a pensare che l’eccesso di notifiche sia tossico. Ecco perché provo a rinunciare ad aprirle per una settimana a partire da oggi.notifica-dopammina Vedremo se ne sarò capace e se avrò saputo ottimizzare, così, anche il tempo che passo sui social. Mentre scrivevo questo semplice post, quel numerello è passato da 16 a 19. Vedremo come sarà mercoledì prossimo e come andrà questa piccola sfida (sono possibili aggiornamenti di questo post).

5 risposte

  1. […] anche la lettura dell’articolo Le notifiche sono tossiche di Alberto […]

  2. […] e la produttività aziendale? Cosa andrebbe pianificato e progettato? Dalla considerazione sulla tossicità delle notifiche a DeedStrategy, una verticalità che nasce da zero, orientata alla SEO, ai social, alla […]

  3. […] istantanea – sono un esempio perfetto di strumenti che possono diventare disfunzionali. Il meccanismo delle notifiche, per esempio, è perfetto per generare il bisogno compulsivo del controllo. Cosa succede […]

  4. […] I motivi per cui lo si faccia sono molteplici. Risiedono nella nostra voglia di relazionarci, nella vanità, nel meccanismo di soddisfazione generato dal consenso che otteniamo sulle piattaforme sociali – a volte persino dalla battaglia verbale che si genera quando c’è dissenso –, dalle dopamine, dalla frenesia, dalla “tossicità” del meccanismo delle notifiche. […]

  5. […] I motivi per cui lo si faccia sono molteplici. Risiedono nella nostra voglia di relazionarci, nella vanità, nel meccanismo di soddisfazione generato dal consenso che otteniamo sulle piattaforme sociali – a volte persino dalla battaglia verbale che si genera quando c’è dissenso –, dalle dopamine, dalla frenesia, dalla “tossicità” del meccanismo delle notifiche. […]

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