Uno dei temi più frequenti che mi capita di affrontare rispetto al mio percorso formativo sulla SEO è il famigerato semaforo di Yoast. Su questo plugin di WordPress ho già scritto in passato, cercando di spiegare come utilizzarlo e quali sono gli equivoci più frequenti. Sicuramente, il semaforo è uno degli oggetti che genera la maggioranza degli equivoci.
«Ma ho tutti i pallini verdi! Come mai non sono al primo posto su Google? Allora questo plugin non serve a niente!»
«Non sei al primo posto su Google perché magari siete in diecimila ad avere tutti i pallini verdi»·
Quali sono i segnali di cui tiene conto il semaforo di Yoast?
Indice dei contenuti
Il semaforo di Yoast tiene conto del numero delle parole, per esempio. E, come tutti i manuali SEO recenti prevede che si scrivano almeno 300 parole. Te lo dice proprio così:
«Il testo contiene 98 parole. Questo è molto meno del minimo raccomandato di 300 parole. Aggiungi più contenuto che sia rilevante per questo argomento».
Poi verifica che ci siano immagini rilevanti per il tema trattato.
Valuta negativamente una pagina che non contenga link in uscita e ti raccomanda: «aggiugine alcuni rilevanti».
La chiave della comprensione di questa assistenza – che comunque serve – sta nell’aggettivo “rilevanti”.
Yoast pensa che il titolo SEO di questa pagina sia troppo breve. Io lo lascio così, perché penso che non incida minimamente sulle possibilità di posizionamento di questo testo.
Poi il plugin valuta i link interni, nofollow e “do follow”. Sul tema vale la regola generale imposta da Google: non mi preoccupo minimamente di fare altro che non sia avere i commenti di “default” impostati in modo che se mi scrivi un link sia in “nofollow” (per farlo non devo fare niente, perché lo fa già WordPress) e di ricordarmi che se dovessi avere dei progetti commerciali o degli scambi di profitto verso realtà che linko, allora metterei quei link in nofollow. Diciamo che non ho bisogno di Yoast per saperlo: basta leggere il manuale.
Yoast pensa anche che la lunghezza della “meta descrizione” sia sufficiente. Vale la pena di ricordare che la meta descrizione non influisce minimamente sul posizionamento. Al massimo è un’incentivo al click. Ecco perché, su suggerimento di una degli studenti del Master del Centro di Documentazione Giornalistica, ho lasciato nella metadescrizione un elemento molto “empatico” e molto poco orientato alle keyword. Lo stesso che ho messo nel titolo editoriale di questo pezzo.
Il semaforo di Yoast mi guida per capire come scrivere?
Assolutamente no. Esattamente come non esiste il SEO copywriting. Ci sono, è vero, alcune caratteristiche “compilatorie” quando si scrive un pezzo che dovrebbe funzionare anche sui motori di ricerca. Ed è altrettanto vero che la SEO è una disciplina che mette insieme esigenze tecniche ed esigenze editoriali. Ma è il contenuto utile per le persone che vince su tutto, sempre e comunque.
Allora è facile salire su Google?
No. Certo che non è facile. Lo sarebbe se bastasse avere il semaforo verde su Yoast! Ma in quel caso saremmo tutti in prima posizione su Google, potenzialmente. E quindi ci si dovrebbe inventare qualcos’altro. Invece, quel che c’è da capire è che vincono contenuti e persone. La SEO è uno strumento relazionale.
Hai delle prove di quel che dici?
Ma certo! La valutazione di questo pezzo secondo il semaforo di Yoast per la keyword “semaforo SEO”, per esempio, è negativa.
Ci sono, poi, i risultati SEO che racconto nella pagina apposita.
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