SEO per AI: Deep Research e Search Generative Experience

Il 21 febbraio 2025 mi sono ritrovato fra le fonti di una Deep Research di Perplexity.

La Deep Research di Perplexity è un’esperienza di ricerca avanzata e aumentata dall’intelligenza artificiale generativa, ed è simile alle Deep Research di altri modelli, come ChatGPT o Gemini o Grok: l’ia che stai usando fa una ricerca sul web dopo aver interpretato la tua domanda, poi raffina la ricerca e mentre lo fa ti mostra la sua catena di pensieri e le fonti che sta usando.

In questo caso, di fronte a una domanda molto di nicchia relativa a DeepSeek, un modello di AI cinese, e al test ARC-AGI, uno dei benchmark che viene utilizzato per valutare i modelli, Perplexity mi usa come fonte.

Come mai e come si può fare per diventare fonte di un’AI?

Come si diventa una fonte per un’IA?

Prima di tutto chiariamo una cosa: questa è una ricerca di nicchia. Ed è proprio questo il punto. Perplexity non mi sta usando come fonte per un argomento generalista o mainstream, ma per qualcosa di altamente specifico di cui mi occupo: DeepSeek e l’ARC-AGI. Temi che, per quanto interessanti per me, non vengono trattati da chiunque. Eppure, quando qualcuno si pone una domanda precisa, Perplexity arriva a me.

Perché? Perché la SEO – come ho sempre sostenuto – è prima di tutto relazionale. Non è una questione di keyword stuffing, di trucchi algoritmici o di forzature tecniche. La SEO è una rete di connessioni tra contenuti, persone e contesto. (Ne ho scritto qui: La SEO è uno strumento relazionale).

Se un’IA come Perplexity mi trova e mi considera una fonte, non è perché ho “ottimizzato” un articolo in modo sterile, seguendo qualche regoletta. È perché ho lavorato per me stesso e poi per il singolo articolo.

Per me stesso ho costruito una presenza digitale coerente, che nel tempo ha generato fiducia e riferimenti incrociati. Ho scritto, approfondito, creando legami tra idee, fonti e discussioni, conversato. Ma soprattutto, ho lavorato sulla specificità. Essere una fonte non significa essere dappertutto. Significa essere il punto di riferimento per qualcosa.

Infatti, se proseguo chiedendo a Perplexity perché Alberto Puliafito è una fonte, la macchina fa una ricerca di approfondimento che scopre, per esempio, che scrivo anche per Internazionale dei medesimi argomenti.

Poi scoprirà che, insieme a Mafe de Baggis, ho scritto due libri per Apogeo, uno che si intitola In principio era ChatGPT e l’altro che si intitola E poi arrivò DeepSeek.

E via dicendo.

La SEO per AI

Poi, ovviamente, si deve lavorare per il singolo contenuto e per la costruzione di un buon piano editoriale sul sito dove si pubblica. Ma con una serie di accorgimenti che, per me, confermano la posizione che ho sempre avuto sulla SEO. E cioè che l’obiettivo non possa mai essere il traffico fine a sé stesso.

1. Scrivere contenuti che aggiungono valore, non riempitivo

L’era dei contenuti “SEO-friendly” privi di sostanza è finita (ammesso sia mai iniziata). Se vuoi essere riconosciuta come una fonte affidabile, devi produrre contenuti che abbiano un senso di esistere al di là dell’algoritmo e delle AI.

  • approfondimenti ben strutturati, che non si limitano a ripetere quello che già si trova in rete.
  • un punto di vista chiaro, che non sia una semplice parafrasi di altre fonti.
  • un’attenzione al contesto, con riferimenti a conversazioni più ampie.
  • una personalizzazione del contenuto

Un contenuto che si limita a “dire le cose” è irrilevante. Un contenuto che connette idee e le rende utili è quello che rimane.

2. Essere parte di una conversazione

Se il tuo nome viene associato ripetutamente a un certo argomento, le AI iniziano a “vederti”.

  • significa scrivere più di un articolo su un tema, non una tantum.
  • significa interagire con altre fonti e altri esperti, non lavorare in isolamento.
  • significa aggiornare e approfondire nel tempo, non limitarsi a pubblicare e dimenticare.
  • significa, in altre parole, esistere come fonte affidabile nella realtà

Le IA non cercano solo informazioni, cercano punti di riferimento e li validano. E cosa dovrebbero fare, le persone?

3. Costruire una rete di link e riferimenti autentici

Non si tratta solo di backlink nel senso classico del termine.

  • Un contenuto ben linkato internamente aiuta le IA a navigare nel tuo sito e a comprendere meglio il contesto.
  • Un contenuto referenziato da altre fonti affidabili lo rende più autorevole agli occhi degli algoritmi.
  • Un contenuto che viene citato nei posti giusti (newsletter, paper, discussioni specializzate) acquisisce un peso maggiore.

La SEO non è solo una questione di tecnicismi, è un ecosistema di credibilità.

4. Specializzarsi in qualcosa che nessun altro sta facendo nello stesso modo

  • non serve essere onnipresenti. Serve essere riconoscibili.
  • non serve scrivere di tutto. Serve scrivere di quello che sai davvero bene.
  • non serve dire “anch’io”. Serve essere originale

Le IA – come le persone! – cercano esperti, non generalisti senza identità.

5. Essere attivi e visibili nei luoghi giusti

  • blog, newsletter, social, conferenze, podcast: ogni canale contribuisce a costruire la tua autorevolezza. Ma non esagerare: meno è meglio
  • la coerenza nella pubblicazione aiuta a creare un’identità chiara nel tempo.
  • anche una semplice citazione in una discussione rilevante può fare la differenza.

Il futuro delle fonti AI

L’idea che una macchina selezioni le fonti al posto nostro può far pensare. Quali criteri usano queste IA? Chi decide cosa è autorevole e cosa no? Purtroppo, come agli albori della SEO, siamo ciechi rispetto alla progettazione di questi strumenti, ma possiamo fare reverse engineering per capirli meglio.

Il rischio di un’informazione sempre più filtrata dagli algoritmi è apparente e non così evidente. La soluzione non è cercare di “battere” gli algoritmi. La soluzione è lavorare su contenuti, relazioni e autorevolezza reale.

Perché alla fine, il meccanismo non è così diverso da quello del giornalismo o della ricerca accademica: più il tuo lavoro è solido, più viene citato. Più viene citato, più è riconosciuto come autorevole.

Il trucco non è “fare SEO”. La fatica è farsi trovare per quello che si sa fare meglio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.